Sessolochiedessi – Frisson Magazine

Benvenut* alla seconda intervista per la serie #sessolochiedessi! Questa volta l’ospite è la dolcissima Francesca Ceccarelli, fondatrice e direttrice editoriale (ma non solo!) di Frisson Magazine, una rivista trimestrale femminista e indipendente nata nel 2019, che tratta di sessualità, body positivity, lavoro sessuale, inclusione, piacere e moltissimo altro. Leggere questo magazine è un’esperienza unica che desideriamo condividere con voi, ed è per questo che abbiamo chiesto a Francesca di parlarci del suo progetto, di cosa avviene “dietro le quinte”, del processo creativo e molto altro. Perciò, senza dilungarci oltre, ecco a voi Frisson Magazine per #sessolochiedessi!

Ciao Francesca, prima di tutto grazie per aver accettato di essere ospite del nostro blog! Iniziamo con una domanda che ci facciamo da un po’: Frisson significa fremito della pelle in francese. Come ti è venuta l’idea di dargli questo nome? È stata un’ispirazione improvvisa o hai valutato per un po’ anche altre opzioni?

Quando iniziai a ricercare un nome, scrissi un’intera pagina di idee sullo sketchbook dedicato a Frisson, un brainstroming riguardo il naming. Venne fuori di tutto e ci tornai più e più volte. Alcuni nomi che sembravano interessanti avevano un legame troppo diretto con la sfera femminile, e temevo fosse limitante. Volevo un nome evocativo ma non volgare, così mi orientai su termini stranieri, ricercando parole che rispondessero a queste esigenze e fossero accattivanti. Alla fine spuntò fuori Frisson: fu amore a prima vista! Significa orgasmo della pelle e mi piaceva la sua accezione sessuale e “tattile”, che rimanda a un attimo di piacere declinabile in molti modi. Mi piace anche il fatto che non si riferisca a nessun genere in particolare e che sia piacevole alla pronuncia.

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Frisson #1 – Erika Lust in copertina

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Frisson #2 – Orlando Myxx in copertina

Frisson Magazine è una rivista femminista indipendente che tratta tantissimi argomenti diversi. Come è partito questo progetto e che percorso ha seguito per poter diventare realtà?

Frisson è nato dalla mia esperienza come donna nel mondo del lavoro e più in generale nella società, ma anche da una riflessione profonda sulla mia sessualità. Queste due sfere, quella più “privata” e quella “pubblica”, si sono intrecciate e hanno trovato ben presto una dimensione comune. Ho creato un magazine cartaceo perché mi sono laureata in Grafica con una specializzazione nell’ambito editoriale, e ho sempre concepito l’editoria periodica (cartacea) come un mezzo di comunicazione estremamente importante e di qualità. Negli anni ho avuto diverse esperienze in questo campo – lavorando per piccole e grandi redazioni – e avevo messo in pausa la tesi magistrale.

Ho raccolto il meglio e il peggio da queste esperienze, ma a un certo punto ho deciso di sviluppare un mio progetto: Frisson. In realtà il percorso di ricerca è partito anni fa – intorno al 2016 – quando scoprii il porno femminista di Erika Lust (grazie alla bellissima cover di Volkskrant Magazine n. 766!) e iniziai a informarmi sulla nuova ondata femminista. Tentai di inserire questa ricerca in diversi ambiti, fra cui una masterclass con Antoni Muntadas nella mia Accademia, per la quale ero stata selezionata. Alla fine, quando mi fu chiesto di spiegare cosa fosse il porno femminista ad Antoni e alla giuria che valutava i progetti finali, per poco non litigai con la metà di loro. Non capivano l’importanza dell’estetica nel porno e il bisogno di chiamarlo “femminista”. Ma questa è un’altra storia.

Decisi di proseguire per la mia strada, continuando a ricercare e raccogliere tante storie di persone che mi fecero capire che questo progetto non era solo “mio” e “personale”, ma che aveva tanto, tantissimo da dire: iniziavo a sentirlo davvero necessario. Ho quindi creato un numero 0 che ho presentato come progetto di tesi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma lo scorso anno, ma avevo bene in mente che – una volta laureata – avrei avviato concretamente la rivista. Così, a ottobre del 2019, è uscito il primo numero di Frisson.

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Presentazione del numero 0 come progetto di tesi

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Erika Lust e la pornografia femminista – Frisson #1

Le tematiche trattate nei primi due numeri sono tantissime e tutte ugualmente interessanti. Quali sono gli argomenti non ancora affrontati dalla rivista che vorreste approfondire in futuro?

I temi di cui vorremmo parlare sono numerosi e abbiamo l’impressione che ci sia sempre così tanto da dire, anche su ciò che abbiamo già trattato. Non vogliamo infatti precluderci la possibilità di parlare ancora di pornografia o transizione di genere da un altro punto di vista, approfondendone aspetti diversi. Essere trimestrali e uscire con un prodotto di 100 pagine ci permette di trattare davvero tanti temi, ma a volte l’attualità, i casi di cronaca o alcune storie che ci capita di scoprire ci fanno sentire l’esigenza di tornare sull’argomento.

Possiamo però anticiparvi che nel prossimo numero parleremo di corpo e accettazione di sé a partire dal proprio aspetto fisico, con voci e punti di vista differenti: è qualcosa che ci è molto caro e di cui sentivamo l’esigenza di parlare. Sicuramente vogliamo continuare a parlare di sex work, di sessualità in tutte le sue molteplici sfumature, di attivismo, e desideriamo farlo dando voce a persone che possano ispirare lettori e lettrici grazie alle loro storie e testimonianze.

Parlaci un po’ del processo creativo: come e quando avviene la pianificazione dei contenuti? Cosa succede prima che la rivista venga ufficialmente mandata in stampa?

Siamo una realtà indipendente, non c’è bisogno di una sede fisica e ognuno di noi lavora autonomamente anche in altri ambiti e con tempistiche differenti, ritagliandosi degli spazi da diverse professioni. Quasi ogni giorno consulto i principali siti, blog di informazione e newsletter alle quali sono iscritta per rimanere aggiornata e archiviare gli articoli più interessanti; a volte uno di questi spunti finisce direttamente su uno dei timoni che abbiamo aperti, se ci sembra abbastanza interessante. Il timone è un documento all’interno del quale organizziamo i contenuti, decidendone lunghezza e disposizione: una sorta di “stesa” della rivista. Generalmente individuiamo un macro tema per ogni numero, intorno al quale ruotano alcuni degli articoli più importanti, perché non vogliamo essere monotematici.

Questa fase prevede uno scambio infinito di mail, telefonate e messaggi, per organizzare interviste, commissionare pezzi e illustrazioni. Molto spesso impieghiamo mesi anche solo per ottenere un’intervista: servono pazienza e determinazione. Una delle cose belle è la possibilità di incontrare tantissime persone, perché ci piace instaurare un rapporto e parlare direttamente con chi vogliamo intervistare, quando possibile (a fine gennaio sono stata a Barcellona proprio per questo).

Iniziamo perciò a capire quale possa essere la giusta sequenza di argomenti, se è il caso di cambiare qualcosa nella successione delle pagine e cosa procrastinare a numeri successivi. È un grande rompicapo, come un puzzle! Abbiamo due macro sezioni all’interno del magazine: la prima, “Storie”, raccoglie i racconti di persone, artisti, performer, ma anche luoghi che siano fonte d’ispirazione e di energia per chi le leggerà. La seconda si chiama “Speculum” e offre approfondimenti e riflessioni più “profonde” – il nome non è casuale! A ritmare queste due sezioni, inseriamo pagine “extra” per veicolare contenuti più “leggeri” e di più veloce lettura: nelle prime pagine del numero raccontiamo news o curiosità, mentre nel resto della rivista proponiamo recensioni di libri, graphic novel, oggetti di design, corti, film, ecc.

Prima della stampa, invece, c’è generalmente una fase di caos! A mano a mano che chiudiamo gli impaginati, provvediamo alla correzione delle bozze di stampa, fino a definire i layout. Stampiamo in offset, quindi per ogni numero valutiamo insieme al tipografo le eventuali criticità e come rendere al meglio i colori in stampa, sia degli interni che della copertina: è un lavoro di grande fiducia e artigianalità, che va monitorato costantemente. Definito questo, non ci resta che aspettare che la stampa sia finita: è il momento in cui ci sentiamo più sollevati, ma anche più elettrizzati! E quando ci scaricano il bancale del nuovo numero… beh, è il momento che preferiamo!

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Servizio sulla storia del sex work – Frisson #1

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Sdoganare il tabù delle fantasie sessuali femminili – Frisson #2

Qual è stato finora uno degli aspetti più difficili o stressanti da affrontare? E quale invece il più soddisfacente?

Una delle cose più stressanti è dover gestire tantissimi aspetti insieme, dai social al rapporto con gli utenti, dalla progettazione del magazine all’aspetto commerciale, dalla stesura di alcuni articoli alle illustrazioni, dalle presentazioni che facciamo alla spedizione degli ordini. È molto bello, ma anche faticoso: ognuno di noi ha la sua vita, professionale e privata, e talvolta questi aspetti si fondono togliendo spazio al resto. Un altro fattore di grande difficoltà per me che sono relativamente giovane – ho 29 anni – riguarda sicuramente l’aspetto burocratico: è stato molto complesso accedere alle informazioni necessarie per capire come avviare questo progetto imprenditoriale.

Il fatto stesso di essere indipendenti ci dà moltissima libertà d’azione, ma è anche un costante punto interrogativo: serve moltissimo impegno per tenere sempre viva tutta la “macchina” e cercare di arrivare a più persone possibili, senza deludere la community già affezionata a Frisson. Ma è proprio questa community che ci dà energia e positività per andare avanti: ogni giorno riceviamo messaggi bellissimi, a volte commoventi, che non mi sarei mai aspettata. Tantissime persone ci ringraziano per ciò che stiamo facendo, e ogni volta che leggo questi commenti, resto a bocca aperta: non credo di aver ancora realizzato cosa sto facendo e che Frisson sia vero. So che sembra retorico, ma è davvero così! È un sogno che si è avverato, e il fatto che il messaggio arrivi in modo così spontaneo e diretto è a dir poco emozionante.

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Essere un* sex worker trans in Italia – Frisson #2

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Donne e società: un focus sul patriarcato in Cina – Frisson #2

Il noto hashtag di Frisson recita fiero #oltreilpiacere; che cosa significa per te e cosa c’è oltre il piacere?

Vi ringrazio per questa domanda perché tengo particolarmente a questo concetto. Infatti tanto ho impiegato a scegliere il nome “Frisson”, quanto il suo motto! Per me era molto importante parlare di sesso e sessualità, ma non in modo autoreferenziale: c’è una sfera politica e pubblica in cui galleggia questo grande tema, e non può essere omessa. Non possiamo parlare di quanto sia importante che una donna si senta libera sessualmente, se poi abbiamo un tasso così alto di femminicidi, se l’educazione sessuale (e affettiva) è un tabù, e se un qualunque presentatore TV può fare affermazioni infelici in modo spensierato. In questo senso credo esista una zona “oltre il piacere” – aldilà del dialogo sulla sessualità – che esplora il terreno della politica, dell’attivismo e dei diritti civili, perché è tutto strettamente collegato.

Ho vissuto personalmente alcune situazioni lavorative in cui essere donna era uno svantaggio e non mi avrebbe permesso di arrivare a livelli a cui accedevano i miei colleghi uomini. Una volta, una persona relativamente nota nel mio settore professionale offese il mio fondoschiena sui suoi social – molto seguiti – perché gli dissi che me sarei andata dal suo studio, dove lavoravo da un mese, dato che non mi pagava e non sarebbe stata disposta a farlo. Era il 2015, quando lo scoprii non ci dormii la notte. Tutto questo per dire che per me queste due linee non sono mai state parallele, le mie esperienze hanno fatto sì che si intrecciassero di continuo. Quando ho capito che non era così solo per me, che c’era una grande narrazione che non riguardava neppure solo il genere femminile, è nato Frisson.

Nonostante Frisson sia un progetto nato da poco, ha già guadagnato un ottimo seguito di lettori e lettrici interessat* a ciò che tu e gli altri membri del team avete da dire. Come immagini Frisson tra un paio d’anni? Come ti piacerebbe espandere ulteriormente questo progetto?

Come dicevo, mi sembra ancora tutto così irreale! Trovo ancora incredibile che in poco tempo abbiamo conquistato la fiducia di così tante persone: credo che la totale assenza di un prodotto di questo tipo e la natura stessa di questi temi suscitino un livello molto alto di empatia e connessione fra noi e chi vuole leggerci. Essere indipendenti facilita molto questo contatto diretto e senza filtri: è sicuramente uno dei lati positivi di questa scelta.

Innanzitutto voglio continuare a pubblicare numeri sempre interessanti, stimolanti e di approfondimento, che non è affatto scontato! Spero che il team si possa ampliare nel tempo, componendosi di altre persone ricche (intellettualmente), motivate e agguerrite come lo sono quelle che lo compongono ora. In futuro spero che Frisson sia anche uno spazio fisico, un luogo in cui creare cultura in vari modi e favorire uno scambio aperto e stimolante. Cerchiamo di stare al passo con la società contemporanea e sappiamo che una redazione “tradizionale” non funzionerebbe: serve qualcosa di più, un luogo più aperto. È solo un sogno, ma chissà…

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I primi due numeri di Frisson Magazine, acquistabili nello shop online

Elevator pitch: spiega in poche righe perché tutt* dovrebbero acquistare una copia di Frisson (anzi, meglio ancora: abbonarsi!).

Non vorrei che lo acquistassero tutt*, non siamo un generalista e nemmeno ambiamo a tale responsabilità. Ma vorrei tanto che lo leggessero tutte le persone che credono profondamente nei diritti civili e nella cultura. Perché il nostro non è un semplice magazine, ma un’esperienza di lettura! Dalla dimensione alla scelta della carta, dagli argomenti ai colori: tutto è pensato per regalare una lettura diversa, fatta di consapevolezza, riflessione e anche divertimento. Insomma, un’esperienza #oltreilpiacere!


L’intervista termina qui, e noi non possiamo che ringraziare di cuore Francesca per la disponibilità e per aver presentato meravigliosamente il suo progetto a chi ci segue. Da fedeli lettori e sostenitori di Frisson, non possiamo che augurarci di aver convinto anche voi ad entrare a far parte della community di entusiast* lettori e lettrici!

In tal caso, vi consigliamo di visitare il loro shop online, nel quale potrete acquistare i singoli numeri o abbonarvi per un anno, mentre qui è possibile consultare la lista di punti vendita in Italia. Se desiderate contribuire alla rivista con storie, personaggi, immagini, riflessioni e quant’altro, scrivete a collaborazioni@frissonmagazine.com! Infine, non dimenticate di seguire Frisson su Instagram e Facebook per rimanere sempre aggiornat* su novità, approfondimenti e offerte da non perdere!

Come sempre, lo spazio per i commenti è aperto anche a chiunque abbia domande, dubbi o feedback da inviare. Se desiderate invece contattarci privatamente, ci trovate su Instagram come @sessolopotessi o nella sezione Contatti di questo blog.

Buona sessualità a tutt*! ♥

Disclaimer: non siamo psicologi né sessuologi, ma la sessualità è comunque una nostra grande passione. Per domande, problemi o dubbi, suggeriamo sempre di rivolgersi ad un espert*, rimanendo però disponibili a scambiare con voi quattro chiacchiere sul tema.

 

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